Biancheria
postproduzio Carlotta Broglio

Biancheria 1900-1910

Completo di biancheria composto da mutande e camicia in cotone con nastri passanti in seta rosa e ricami floreali, 1905 circa, collezione Camilla Colombo.
Busto steccato in seta operata a piccoli motivi floreali, color avorio rosato, con due reggicalze al centro davanti, 1900-1908 circa, collezione Camilla Colombo.

Contesto storico

Seppur indossata sotto a strati di vestiti e nascosta alla vista, la biancheria è elemento fondamentale nell’abbigliamento di fine Ottocento e inizio Novecento. Assolto il mero compito igienico di proteggere gli abiti dagli umori del corpo – la biancheria è infatti l’unica parte del vestiario quotidiano lavata
con regolarità – e quello di modellare la figura, la biancheria diventa sfoggio prezioso di merletti, impalpabili tessuti di lino, e nastri di seta dalle delicate tinte pastello, con una ricchezza mai vista prima.
Diversi capi compongono la biancheria che una donna deve indossare quotidianamente all’inizio del secolo, e tutti concorrono nel creare la silhouette caratteristica di questo periodo, che vede la donna ideale avere una vita sottilissima, un ampio petto proteso in avanti, e fianchi larghi spinti all’indietro.
Sopra alla camicia da giorno, senza maniche e lunga fino alle cosce, si indossano le mutande, ampie e lunghe fino al ginocchio, spesso completamente aperte al centro per comodità. Sopra, il busto stringato
modella il corpo spostando i volumi. Un copribusto, ossia una corta camicia senza maniche, e una o più sottogonne, di cui l’ultima – abbastanza lontana dal corpo da non dover sottostare alla regola del facilmente lavabile – spesso è in seta, completano la biancheria. E dove madre natura non arriva, volant e imbottiture posizionate strategicamente perfezionano l’opera scultorea.

Contesto moda

Donne e busto
Il busto steccato accompagna quotidianamente le donne occidentali per oltre tre secoli, assolvendo il compito di sostenere il seno, ma soprattutto di modellare il torso spostando i volumi fino ad ottenere una silhouette ideale secondo la moda del momento. Se i busti del XVIII secolo chiudevano il corpo
femminile all’interno di un cono capovolto, e quelli del XIX lo modellavano a forma di clessidra, quelli di inizio Novecento sono caratterizzati da una stecca frontale dritta che si allunga verso il basso, e che quindi spinge indietro il bacino inarcando la schiena e spostando avanti il busto. Questa posa
innaturale costringe la donna in una forma sinuosa composta da due curve marcate sovrapposte, quella del seno protesa in avanti e quella del bacino spinta all’indietro, in una silhouette che viene detta a S.
Ad attribuirsi il merito dell’introduzione di questo tipo di busto, che lei chiama corset abdominal, è Inès Gâches-Sarraute, bustaia e medico francese, il cui intento è far sì che gli organi interni non siano più spinti verso il basso ventre, come accadeva col busto a clessidra, ma che mantengano la loro posizione naturale, ottenendo a suo dire un tipo di busto meno dannoso per la salute.
Che questo modello sia veramente meno dannoso dei suoi predecessori o meno, è comunque destinato a durare poco. Lo scoppio della Grande Guerra e le nuove esigenze di praticità e libertà di movimento, segnano la fine dell’era del busto. Le donne non possono e non vogliono più essere ingabbiate dal
loro abbigliamento, e il busto inizia un declino che lo vede prima farsi meno costrittivo, durante la guerra, e poi trasformarsi in guaina elastica subito dopo, man mano che le donne guadagnano, metaforicamente e letteralmente, una nuova libertà di movimento.

Informazione tecnica