Completo 1906-1908 ca.
Completo da giorno composto da giacca, corpino e gonna, in diagonale di lana con decorazione di righe verdi, lilla e azzurro su fondo avorio, 1906-08 circa, collezione Camilla Colombo.
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Tema donna
Le suffragette
All’inizio del XX secolo, le donne sono ancora estromesse dalla vita politica nella maggior parte dei paesi del mondo e solo una ristrettissima minoranza ha il diritto al voto. Il tema del suffragio femminile vede il suo esordio alla metà del secolo precedente ma è l’associazionismo femminile di inizio Novecento che affronta l’argomento con forza. Due delle tante associazioni che richiedono il voto alle donne sono la Women’s Social and Political Union fondata nel 1903 da Emmeline Pankhurst e l’International Women’s Suffrage Alliance fondata l’anno successivo da Carrie Chapman Catt. Entrambe
chiedono a gran voce il diritto di voto alle donne, talvolta con azioni pacifiche e talvolta con atti di disobbedienza civile o facendo ricorso alla violenza. Il nome suffragette, originariamente inteso come termine derisorio, è abbracciato dalle
donne britanniche che rivendicano il diritto di voto.
Nel 1908 la Women’s Social and Political Union propone un’associazione di colori che renda immediatamente riconoscibile chi aderisce alle idee delle suffragette. I colori scelti sono il viola, il bianco e il verde. Come viene spiegato sul settimanale Votes for Women, il viola rappresenta la nobiltà che scorre nelle vene di ogni suffragetta, l’istinto di libertà e dignità, il bianco
rappresenta la purezza nella vita sia pubblica che privata, e il verde è il colore della speranza e l’emblema della primavera. Le donne sono incoraggiate a utilizzare questi colori per mostrare il loro supporto alla causa, e il successo è tale che rapidamente diventa comune trovare nei negozi londinesi abiti, accessori e gioielli, ma anche oggetti quotidiani come servizi da tè o carta da lettere in viola, bianco e verde. Questo completo in tre pezzi confezionato con un tessuto rigato nei colori viola e verde su fondo bianco è un esempio di questa moda.
Per i loro ideali alcune suffragette si incatenano ai cancelli degli uffici pubblici, scatenano lanci di pietre, vengono incarcerate e fanno scioperi della fame. La lotta si ferma durante la Prima Guerra Mondiale ma la loro ostinazione, insieme alla prova di capacità data durante il periodo bellico, raggiunge importanti risultati: nel 1919 Nancy Astor diventa deputata del Parlamento
britannico e nel 1920 le donne statunitensi ottengono il diritto al voto. Da questo momento in poi il flusso della conquista dei diritti politici, civili e sociali delle donne si diffonderà con tempistiche differenti in tutto il resto del mondo.
Anche in Italia è forte la volontà di emancipazione delle donne: ne sono testimonianza la seduta speciale ottenuta dal Comitato Nazionale Pro Suffragio, il Primo Congresso nazionale di Roma del 1908 e, infine, la fondazione della Casa delle Donne per opera dell’Unione Femminile Nazionale. Sotto lo stimolo delle femministe, vengono presentate in Parlamento numerose proposte di legge sul voto alle donne che rimangono però inascoltate. Nel 1912 Anna Kuliscioff, socialista e promotrice del suffragio femminile, commenta così l’ennesima debacle: «ormai l’italiano, per essere cittadino non ha che una sola precauzione da prendere: nascere maschio».
Affinché la posizione delle italiane raggiunga delle significative conquiste sarà necessaria la potente scossa della Seconda guerra mondiale.