Anche le borse accompagnano le donne nel loro percorso di emancipazione, e si evolvono per assumere forme più adatte ai nuovi stili di vita. Nei primi anni del nuovo secolo è ancora comune l’utilizzo delle chatelaine, un accessorio metallico da agganciare alla cintura costituito da una serie di catenelle alla cui estremità sono attaccati piccoli oggetti utili (da cucito, per il ballo, per lo sport), ma la storia di questi curiosi gioielli è ormai al suo tramonto. Questi sono gli anni in cui la società borghese scopre il tempo libero e la donna comincia a frequentare luoghi pubblici. Diventano popolari modelli di borsette da passeggio in pelle, metallo, o preziosi tessuti ricamati (prediletti per la sera) da agganciare alla cintura o appendere al polso. Durante il primo conflitto mondiale, la donna è chiamata al servizio della società e per la prima volta lavora al di fuori delle mura domestiche. La borsa quindi si adegua diventando più robusta (in cuoio), sobria e funzionale, dotata di pratici scomparti interni. A guerra finita, negli Anni Venti irrompe una ventata di esuberanza. Sul polso ondeggiano scintillanti sacchetti ricamati con paillettes o conterie di vetro. La chiusura è assicurata da lacci o fantasiose cerniere semicircolari in celluloide, materiale di imitazione di tartaruga e avorio. I motivi decorativi sono geometrici, ispirati all’Art Déco, e spesso attingono alle recenti scoperte archeologiche in Egitto, o a Cina e Giappone. Le Flapper sfoggiano in pubblico le minaudière, scatole rigide progettate per contenere cipria specchio e rossetto. Compare anche la pochette, piccola e vezzosa, da portare a mano. Dopo la crisi economica del 1929, negli anni Trenta si assiste a un ritorno alla sobrietà. La borsa è ispirata al concetto di qualità, durevolezza, e a un design facile da abbinare. La semplicità dei tessuti, delle pelli è compensata da solide cerniere cromate o illuminate da marcasiti. Le eleganti chiusure a scatto incrociato cederanno il passo, alla fine del decennio, a borse dai doppi manici.